Gargano, il lussureggiante Giardino Botanico di Puglia.

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Gargano, il lussureggiante Giardino Botanico di Puglia.

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Gargano, il lussureggiante Giardino Botanico di Puglia.
Articolo pubblicato sul Quotidiano l’Attacco il 19 Dicembre 2018.

Possenti braccia d’Edera avvolgono in uno straordinario intreccio i plurisecolari alberi, la rara Vite selvatica si abbarbica sugli alti Faggi, i Ciclamini donano luce rosea all’ombrosa Foresta mentre i Bucaneve emergono tra tappeti di brillanti e verdi Muschi, Licheni e Funghi che danno vita ai fatiscenti tronchi dai colori verde smeraldo ai più caldi arancioni. Lentamente strade e sentieri si ricoprono di coriandoli di foglie, tra tutte quelle di Acero che colorano le creste dell’aspro monte Gargano settentrionale, mentre il saggio Tasso, dalle foglie sempre verdi ricorda, il volto ombroso dei suoi boschi contornato da tappeti di Aglio orsino. La Foresta Umbra come una naturale spina dorsale dona l’impalcatura verde al Promontorio. Da essa a Nord regna la prosperità e l’abbondanza di piogge occulte mentre a Sud, la barriera dai vetusti alberi, segna un arido paesaggio che manifesta caratteri di unicità straordinarie; sacche di terra tra le sporgenti rocce regalano fioriture inimmaginabili agli occhi e all’olfatto: il fucsia brillante del Timo capitato, i bianchi fiori del Rosmarino, il giallo fluorescente dell’Aglio garganico, il roseo della rara Vedovina di Dallaporta. Il Gargano, giardino botanico pugliese, un paradiso per i botanici: l’Adriatico mare segna le più profonde incursioni da Oriente, il ponte dal quale l’Inula verbascifolia approdò sulle coste garganiche e il Monte Calvo che cerca di affermare la continua ma distaccata influenza appenninica con lo straordinario profumo del Lino di Tomasi. Due grandi laghi, Varano e Lesina, donano tranquillità al Promontorio tra boschi di Olivastro, praterie di Asfodelo ramoso e la pungente Spina di Cristo. Complessa, variegata la biodiversità vegetale esprime le sue potenzialità, legate essenzialmente alla natura geomorfologica del Gargano che ha creato una moltitudine di habitat diversi a pochi metri uno dall’altro. Nello Sperone d’Italia vivono circa 2000 specie botaniche, il 90,2% della flora di Puglia e il 24% della flora nativa italiana che rendono questo piccolo Promontorio l’area di Puglia a più alta densità floristica. Le caratterizzazioni socio-economiche, storiche, gli hanno dato un certo ruolo di marginalità che ne ha permesso la sua conservazione che ha reso questo piccolo Promontorio meta di botanici sin dai primi anni del ‘500. Figure storiche, autorevoli, di questa complessa e affascinante scienza, come gli italiani Micheli (1710-30), Baselice (1812-13), Gussone (1823-1840), Tenore (1827), Gasparrini (1848), Porta e Rigo (1874-74), Martelli (1893) e Adriano Fiori (1887 - 1914) e stranieri Rabenhorst (1847), Strobl (1898), Béguinot (1902). Tra quelli che hanno contribuito più di tutti alla conoscenza botanica il professor Luigi Fenaroli che ci lascia il Prodromo della flora del Gargano, pubblicato in quattro volumi su Webbia tra il 1956 e il 1966, un’opera che rappresenta ancora oggi l’unico lavoro a carattere di Flora. La caccia a specie nuove non ha di certo messo da parte la volontà da parte dei fitosociologi di comprendere lo straordinario numero di comunità che si susseguono, come dei variegati e non facili puzzle, a formare il paesaggio vegetale. Il contributo più grande, in questa branca della botanica, viene dal professor Edoardo Biondi che dal 1985 sistematicamente pubblica sulle riviste scientifiche più quotate le novità vegetazionali dello Sperone d’Italia e quello che emerge è straordinario. Il Gargano è fortemente caratterizzato da formazioni boschive: nella fascia costiera, nelle zone esposte a sud-est nel tratto del promontorio tra Vieste e Mattinata, è possibile osservare importanti formazioni a Pino d’Aleppo. Poco più internamente rispetto alla costa sono abbondanti le leccete, le quali ricoprono gran parte del territorio sino alla quota di 600 m.s.l.m., per poi lasciare il posto alle cerrete e nella parte più interna alle faggete, il cui nucleo più importante è nella Foresta Umbra. Nel tratto costiero sono stati rilevati anche boschi di Olivastro, oltre a formazioni di macchia a Lentisco o a Spina di Cristo e querceti a Quercia di Virgilio e Orno-Ostrieti, boschi di Castagno e Farnetto o formazioni di Acero napoletano. Nelle zone più umide e specialmente lungo i solchi vallivi sono stati inoltre rilevati microboschi a base di Alloro, Olmo montano e Tiglio e infine di Caprifico. All’interno del grande complesso forestale di Foresta Umbra sono presenti diverse unità boschive, tra le quali carpineti a Carpino bianco e rare formazioni a Tasso e Acero campestre. Per quanto riguarda le formazioni arbustive è particolarmente interessante la presenza nelle aree rocciose costiere della vegetazione a Euforbia arborea e Olivastro mentre nei terreni abbandonati è osservabile la colonizzazione di Spina di Cristo e Firillea media. Nel tratto settentrionale della costa garganica, i due importanti laghi di Varano e Lesina ospitano una importante vegetazione di macchia mediterranea dove si riscontrano cospicue formazioni a Ginepro coccolone. Inoltre la vegetazione psammofila tipica dei sistemi dunali sabbiosi tra i laghi e il mare; particolarmente rilevante, nelle vallecole retrodunali è la presenza di Canna del Po. Il Gargano è anche il luogo dei maestosi Alberi monumentali, mai realmente indagati (nonostante si pubblicano liste), tra tutti patriarchi di Tiglio che rimandano a antichi boschi, attualmente rari, Querce di Virgilio dalle affascinanti forme, Faggi, Aceri, Tassi, e Castagni. Ma nella straordinaria biodiversità del Promontorio, non mancano le criticità: si può documentare che nel corso degli ultimi 150 anni ben 200 entità sono scomparse come testimoniano gli studi floristici documentati a partire dal XVI secolo, ipotizzando che la scomparsa di tali entità si deve principalmente alla scomparsa dei relativi habitat. L’inquinamento biologico, con l’avanzata di specie esotiche, che rispecchia il cambiamento climatico che il pianeta Terra sta attraversando, sta modificato il paesaggio ed è facile immaginare come i boschi di Ailanto ricopriranno gran parte delle storiche agricolture del Gargano settentrionale, quali gli agrumeti. Questo deriva essenzialmente dalla scomparsa di alcune figure come i Contadini, l’utilizzo attuale dei fitofarmaci e le pratiche agricole sbagliate che favoriscono altre specie aliene come l’Acetosella gialla o la Saeppola canadese, a discapito della flora locale che potrebbe esser favorita dallo sfalcio, ad esempio. Resta saldo, però, il concetto di conservazione della biodiversità in toto, in quanto gran parte della sua superficie del promontorio del Gargano è soggetta a vincoli di tutela quali SIC, ZPS, Parco Nazionale che contribuiscono alla tutela di gran parte degli habitat. Concludendo quello che in realtà è un elogio a questa terra, il Gargano è ancora meta di bottini floristici ma soprattutto è tutto da inquadrare per meglio conoscere le dinamiche vegetazionali e dettare le linee guida per la sua conservazione.

Daniele Bonsanto
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Galanthus nivalis L.
Amaryllidaceae
Foresta Umbra (Parco Nazionale del Gargano), 02/02/2020, 780 m.
Foto: D. Bonsanto

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Cyclamen hederifolium Aiton
Primulaceae
Località Canneto, Vico del Gargano (FG). 15/10/2019. 250m.

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