Lars Levi Laestadius

Domande, consigli: tutto ciò che non trova spazio negli altri forum.
Rispondi IPFI
Avatar utente
gianleonardo
Moderatore
Messaggi: 3351
Iscritto il: 08 set 2011, 21:51
Nome: Gianleonardo
Cognome: Allasia
Residenza(Prov): Roma (RM)

Lars Levi Laestadius

Messaggio da gianleonardo »

Lars Levi Laestadius (1800-1861), un pastore luterano svedede di origine sami, è conosciuto sia per aver fondato il Laestadianesimo, un movimento religioso che si diffuse inizialmente proprio nella popolazione sami della Finlandia, sia per essere stato un grande e valente botanico.
La sua abbreviazione come autore botanico è Laest. e 66 specie portano il suo nome
http://www.ipni.org/ipni/advPlantNameSe ... lantsearch
Durante la sua vita Laestadius esplorò a fondo la Lapponia, scoprendo e determinando, appunto, decine di nuove specie. La sua fama gli valse il prestigioso invito da parte di Joseph Paul Gaimard, celebre naturalista francese, a prendere parte alla spedizione scientifica artica (1838-1840) a bordo della nave La Recherche, che toccò l’Islanda, le isole Svalbard e le isole Faer Oer.
Vi parlo di Laestadius perché in questi giorni, approfittando dell’influenza che, con scientifica precisione ed in barba al vaccino, mi colpisce sistematicamente ogni anno a Natale, sto leggendo un bellissimo romanzo, ispirato proprio alla vita di Laestadius, appena pubblicato in Italia da Iperborea. Il libro, scritto dallo svedese Mikael Niemi, è intitolato Cucinare un orso (traduzione letterale di Koka björn) e contiene anche delle bellissime pagine “botaniche”. Nel romanzo, Laestadius adotta Jussi, un giovane sami scappato di casa, gli insegna a leggere e scrivere e lo introduce alla botanica.
Vi riporto un bel passaggio (a scanso di equivoci, non lavoro per la casa editrice… anche se sarebbe un meraviglioso impiego):
Fu il maestro a insegnarmi il segreto della memoria. La conoscenza si fissa meglio se passa attraverso gli occhi. Quando si incontra una nuova pianta bisogna prima girarle intorno e osservarla da tutte le angolazioni. Poi ci si deve inginocchiare ed esaminare ogni millimetro delle foglie, l’attaccatura, la forma dello stelo, i sepali, la colorazione del polline. Non si deve tralasciare niente. Così facendo conserviamo dentro di noi un’immagine. E quando incontriamo di nuovo quella pianta, fosse anche dopo dieci anni, ecco che si risveglia la gioia di riconoscerla… Nel bel mezzo di un bosco di abeti ero in grado di individuare qualcosa di nuovo e sconosciuto. Prima l’avrei calpestato senza neanche accorgermene. Ora invece mi fermavo e puntavo il dito. E il pastore annuiva contento. “Corallorhiza trifida”, diceva. “Orchidea corallina, piuttosto rara qui al nord, bravo Jussi, bravo”.
(Mikael Niemi, Cucinare un orso, 2018, Iperborea)

:bye: da Gianleonardo
Allegati
Corallorhiza trifida.jpg
Corallorhiza trifida.jpg (93.53 KiB) Visto 1099 volte
Rispondi

Torna a “Varie di botanica”