Isola di Lanzarote (Canarie, Spagna)

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Sono passati quasi due anni da quando ho fatto il mio primo viaggio nelle Canarie. Ad apr 2012 ho trascorso 5 giorni a Lanzarote, l’isola più nord-orientale dell’arcipelago, distante solo 115 km dalle coste atlantiche del Marocco.
Come tutte le isole di questo arcipelago facente parte della Spagna, Lanzarote è di origine vulcanica, con una storia recente di eruzioni straordinariamente potenti e devastanti.
Nel giro di un secolo si sono prodotti, infatti, due grandi processi eruttivi. Il primo ebbe luogo nel 1730 e durò 6 interminabili anni, devastando il settore meridionale dell’isola e rendendo letteralmente infernale la vita dei suoi abitanti, peraltro costretti dalla madrepatria a non lasciare Lanzarote per scongiurare il pericolo di invasioni dal Nord-Africa.
Milioni di metri cubi di lava furono riversati sull’isola dalle viscere della terra. Il secondo episodio si produsse nel 1824 e lasciò su Lanzarote altri 3 coni vulcanici.
Oggi, a distanza di quasi 2 secoli dall’ultima eruzione, l’isola offre degli straordinari scenari paesaggistici, che ne hanno fatto una meta turistica di prim’ordine ed una mecca per gli amanti della natura.
Lanzarote ha una superficie di 845,9 kmq, una lunghezza di 60 km da nord a sud ed una larghezza, nel punto più ampio, di 21 km.
Il nome dell’isola deriverebbe dal navigatore ligure Lanzarotto (o Lancillotto) Malocello, nato a Varazze nel 1270, il quale fu il primo europeo a sbarcare, nel 1312, sull’isola, allora abitata dai guanci, popolazione autoctona poi scomparsa.
Lanzarote, al pari di tutte le altre isole dell’arcipelago canario, riveste un grande interesse botanico.
Il primo studio della sua flora risale al 1825, con la pubblicazione del “Physikalische Beschreibung der Canarischen Inseln” de L. Von Buch. Ad oggi sono state censite circa 700 specie, di cui una ventina sono esclusive dell’isola.
Le Canarie fanno parte di quella particolare regione bio-geografica, nota come Macaronesia, che comprende l’arcipelago delle Azzorre, le isole di Madeira e Porto Santo, le isole Desertas e Selvagens, gli arcipelaghi delle Canarie e di Capo Verde.
Con le isole di questa regione Lanzarote condivide una buona parte della propria flora, ma molto numerose sono le specie che ha in comune con quelle del vicino Marocco e delle altre regioni del Nord-Africa.
La peculiarità della flora lancerottense e canaria risiede nel fatto che la stessa contempla non solo alcune delle attuali specie del Nord-Africa, ma anche delle specie che popolavano le stesse zone del Nord-Africa e del Mediterraneo in lontane ere geologiche (Miocene-Pliocene), quando quei territori erano ricoperti da una vegetazione sub-tropicale, ora là completamente estinta dopo le varie glaciazioni. Basti pensare che la Macaronesia (in particolare, le isole canarie di La Palma, La Gomera ed El Hierro, nonché Madeira e alcuni lembi delle Azzorre) ospita ancora nuclei della così detta Laurisilva, ovvero di quella foresta di lauri che prima ricopriva gran parte delle coste del Mediterraneo e che è scomparsa circa 10.000 anni fa. Forse il più straordinario esempio di Laurisilva è attualmente visibile sull’isola di La Gomera, malgrado il terribile incendio occorso nell’ago 2012.
I cambiamenti climatici stanno interessando, infatti, anche le Canarie, una volta considerate come l’arcipelago dell’eterna primavera, con estati (come quella del 2013) sempre più calde e siccitose.
Tornando a Lanzarote, le zone di interesse botanico si trovano principalmente in due aree, quella del Parque Nacional de Timanfaya, che protegge buona parte dell’area interessata dalle due eruzioni vulcaniche del 1730-36 e 1824, e quella dei Riscos de Famara, a nord-ovest dell’isola, la parte dell’isola con la maggiore bio-diversità.
I fattori più selettivi della flora lancerottense sono la spiccata aridità del terreno e la fortissima ventosità dell’isola, fattori che distinguono Lanzarote e la vicina Fuerteventura, da tutte le altre isole canarie, molto più umide e meno ventose.
La determinazione delle piante da me fotografate dal 20 al 25 apr 2012 è frutto, da un lato, della collaborazione del personale (tra cui due italiani trasferitisi a Lanzarote)del Centro de Visitantes “Mancha Blanca” del Parque Nacional de Timanfaya e, dall’altro, di mie ricerche effettuate presso la ricca biblioteca del Centro stesso, nonché sui preziosissimi siti specializzati http://www.floradecanarias.com e http://www.floralanzarote.com.
Interessanti informazioni ho trovato anche sulla guida “Native Flora of the Canary Islands” di Miguel Angel Cabrera Pérez (Editorial Everest S.A.) e su “La Flora vascular de la isla de Lanzarote”, discorso letto da D. Jorge Alfredo Reyes Betancort il 05.07.2005 e disponibile in pdf. sul web.
Molto utili, infine, si sono rivelate le informazioni e le “dritte” dateci da Alfonso Fons, nostro ospite sull’isola presso la Casa Rural Finca Uga (http://fincauga.com) e proprietario di preziose pubblicazioni naturalistiche sull’isola.
Ovviamente, non posso escludere errori e/o imprecisioni nella determinazione delle varie specie fotografate, per cui qualsiasi segnalazione o suggerimento da parte del Forum di AP sarebbe graditissima.

Foto di Gianleonardo Allasia

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Il primo giorno siamo arrivati all’aeroporto di Arrecife, capoluogo dell’isola, con un volo da Madrid. Posati i bagagli e chiacchierato con Don Alfonso, siamo partiti per una prima visita al Parque Nacional de Timanfaya, creato nel 1974 per proteggere il territorio plasmato dalle due grandi eruzioni del 1730 e del 1824.

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Presso il Centro Islote de Hilario si possono osservare da vicino impressionanti fenomeni geo-termici, che testimoniano l’incombenza delle forze naturali sottostanti la crosta dell’oceano.
Alle pendici del cono vulcanico, incontriamo le prime interessanti specie, la Launaea arborescens (Batt.) Murb. ed il Pelargonium capitatum (L.) L'Hér. ex Ait.. La prima è una pianta diffusa nelle zone costiere del sud-est della Spagna, dell’Africa nord-occidentale fino alla Mauritania e delle Canarie. La seconda è una pianta introdotta, che però si è diffusa nelle zona più impervie dell’isola, dove esibisce splendide fioriture.

Foto di Gianleonardo Allasia

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Spostandoci nella zona costiera di El Golfo, ci imbattiamo in due specie emblematiche, lo Zygophyllum fontanesii Webb & Berthel e il Lotus lancerottensis Webb et Berth.. La seconda, come testimonia il suo nome specifico, è una Fabacea molto diffusa a Lanzarote e nelle Canarie orientali, nonché a Madeira, dove però è più rara.

Foto di Gianleonardo Allasia

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Il secondo giorno è dedicato alla visita del settore nord-occidentale dell’isola, con prima tappa al Jardín de Cactus, spettacolare giardino botanico dedicato alle Cactaceae e ad ogni sorta di pianta grassa. Ricavato all’interno di una vecchia cava, il Jardín de Cactus è opera del genio di Cesar Manrique (1919-1992), l’artista, nativo di Lanzarote, cui si deve l’attuale fortuna dell’isola. Dopo i successi conseguiti dalle sue opere in Europa e negli Stati Uniti, Manrique ritornò sulla sua isola per valorizzarne gli elementi architettonici tradizionali e per preservarla dalla deturpazione urbanistica dilagante in altre zone della Spagna e nelle stesse Canarie.
A Lanzarote, Cesar Manrique ha realizzato ben 7 progetti architettonici, tuttora ammirabili e visitabili. Il Jardín è, appunto, uno di questi.

Foto di Gianleonardo Allasia

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Terminata la visita al Jardín de Cactus ci siamo diretti alla vicina Charco de Palo, piccola località turistica sulla costa orientale. Passeggiando lungo le scogliere ci siamo imbattuti in alcune interessanti specie, la Frankenia capitata Webb & Berthel. e la Pulicaria canariensis, ssp. lanata (Font Quer & Svent.) Bramwell & G. Kunkel. La prima è una specie diffusa in tutto l’arcipelago, mentre la seconda è una sottospecie endemica di Lanzarote.

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Pulicaria canariensis, ssp. lanata (Font Quer & Svent.) Bramwell & G. Kunkel

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Sempre sulla scogliera incontriamo quel che resta di un’Apiacea tipica dell’arcipelago, l’Astydamia latifolia (L. fil.) Baill, nonché la caratteristica Kleinia neriifolia Haw., un endemismo canario che forma spesso degli arbusteti a forma di candelabro.

Foto di Gianleonardo Allasia

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La passeggiata costiera ci fa conoscere anche la tabaiba dulce, ovvero l’Euphorbia balsamifera Ait., pianta diffusa in tutto l’arcipelago ed in Nord-Africa.

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Ci spostiamo un po’ più a nord, per visitare un’altra delle grandi opere architettoniche di Manrique, i Jameos del Agua, ovvero una serie di caverne naturali e di specchi d’acqua trasformati dall’artista di Arrecife in uno spettacolare ensemble architettonico con una spettacolare sala di concerti, un museo naturalistico, bar e ristoranti. All’interno dei Jameos trovano rifugio e protezione alcuni rari endemismi lancerottensi, come l’Echium famarae Lems & Holzapfel e la Lavandula pinnata L. f..

Foto di Gianleonardo Allasia

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Sempre nei Jameos abbiamo l’occasione di ammirare la splendida fioritura del Limonium bourgeaui (Webb ex Boiss.) O. Kuntze, endemismo del gruppo orientale delle Canarie.

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Concludiamo la nostra lunga giornata salendo in auto sulla spettacolare strada di montagna che sale lungo i fianchi dei Riscos (rupi, dirupi) de Famara. Ci troviamo nella zona botanicamente più ricca dell’isola. Il sole è già tramontato, ma riusciamo a scorgere, proprio sul ciglio della strada, due superbi endemismi lancerottensi, la Carlina salicifolia ssp. lancerottensis Kunk. e l’Asteriscus intermedius (DC.) Pit. et Proust.

Foto di Gianleonardo Allasia

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L’indomani torniamo nella parte settentrionale dell’isola per scoprire i suoi bellissimi villaggi agricoli, in un contesto paesaggistico ed architettonico molto simile a quello del Marocco.
Sulla punta nord dell’isola, nei pressi dello spettacolare Mirador del Rio di Cesar Manrique, si ha una vista magnifica sull’isola La Graciosa e sulla costa sottostante.

Foto di Gianleonardo Allasia

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Più tardi ci spostiamo leggermente più a sud, nella località balneare di Caleta de Famara, da dove si ha una vista privilegiata sui Riscos de Famara.

Foto di Gianleonardo Allasia

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Il giorno successivo è quello più atteso. Ci aspetta l’escursione a piedi nel cuore del Parque Nacional de Timanfaya, lungo la cosiddetta Ruta de Termesana. Le escursioni a piedi nel Parco sono consentite, per la pericolosità del terreno e per preservare l’integrità ambientale, solo tramite le visite guidate in calendario. Le visite settimanali sono pochissime e bisogna prenotarle, come abbiamo fatto, con mesi di anticipo.
Il vento, la mattina della gita, è furibondo. Indispensabile la giacca a vento. Le raffiche sono così violente che il vento ci fa sbandare durante il cammino. Ma il cielo è terso e la luce è purissima.
Lo scenario è surreale. Lascio che le immagini parlino da sole.

Foto di Gianleonardo Allasia

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Parque Nacional de Timanfaya

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Parque Nacional de Timanfaya

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Parque Nacional de Timanfaya

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In questo ambiente ostico, l’”Homo lancerottense” è riuscito nell’impossibile, ossia a trasformare il deserto lavico in un frutteto. Con più precisione, in una coltura di higueras, alberi di fico. I raccolti di fichi hanno avuto una grande importanza nell’economia dell’isola, così come la coltura della vite, che a Lanzarote ha portato alla produzione di grandi vini.
I fichi, così come l’uva venivano trasportati a dorso di dromedario, quadrupede importato dal Nord-Africa nel XIV secolo e che ancora oggi viene allevato sull’isola.

Foto di Gianleonardo Allasia

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