Complimenti e grazie Erina. Commenti sempre molto accurati e piacevoli, con tante notizie interessanti: bravissima
Sergio
L’arancio e “u jardinu”
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Re: L’arancio e “u jardinu”
"Carpe diem, quam minimum credula postero." Orazio
"Quel cielo di Lombardia così bello quand'è bello, così splendido, così in pace." A.Manzoni
https://www.actaplantarum.org/florule/f ... e.php?f=14
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Re: L’arancio e “u jardinu”
Trovo i tuoi reportage interessanti ed istruttivi, carichi di amore per la tua isola.
...oggi grazie a te ho imparato perchè anche nel mio paese(Petilia Policastro,KR) li chiamiamo portugaddri o portugalli.
Grazie Erina!
ciao
Tony
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Re: L’arancio e “u jardinu”
Non avrei mai immaginato che “buvire” e “jardinu” avrebbero potuto suscitare tanto interesse ed emozione.
Incoraggiata dai vostri complimenti continuerò a “cantare” la mia isola.
Grazie di cuore a tutti. Erina
Incoraggiata dai vostri complimenti continuerò a “cantare” la mia isola.
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Re: L’arancio e “u jardinu”
Ciao Erina,
Pantelleria, non mi stanco di dirlo, è stata l'isola siciliana che mi ha affascinato di più, non solo per la varietà e la bellezza degli ambienti naturali ma anche per la storia e la civiltà di cui è imbevuta.
Quando sono stato a Pantelleria avevo chiamato questi "jardini" le "case degli alberi". Mi dicevano che in queste case vengono coltivati anche altri tipi di alberi da frutta. Senza la "case" gli alberi da frutta non potrebbero crescere: il vento le spazzerebbe via.
Un aneddoto legato al vento:
un pantesco una volta mi fece uno scherzo o meglio mi volle "impressionare" e ci riuscì perfettamente.
Mi disse: ti porto a vedere i mie alberi di olive. Mi condusse fuori dal paese, mi portò in campagna e poi improvvisamente mi disse: ecco i miei alberi di olive!
Lo guardai e pensai che era matto. Davanti a me non c'era un solo albero. Glielo dissi, meravigliato, e lui: guarda meglio!
Davanti a me c'era una distesa di arbusti non più alti di un metro: non erano arbusti, erano olivi! Crescevano in ampiezza e bassi per proteggersi dal vento.
Quanto lavoro e quanta dedizione per potere ricavare dalla terra il minimo per vivere.
Grazie Erina di questo splendido reportage!
Ciao
Beppe
Pantelleria, non mi stanco di dirlo, è stata l'isola siciliana che mi ha affascinato di più, non solo per la varietà e la bellezza degli ambienti naturali ma anche per la storia e la civiltà di cui è imbevuta.
Quando sono stato a Pantelleria avevo chiamato questi "jardini" le "case degli alberi". Mi dicevano che in queste case vengono coltivati anche altri tipi di alberi da frutta. Senza la "case" gli alberi da frutta non potrebbero crescere: il vento le spazzerebbe via.
Un aneddoto legato al vento:
un pantesco una volta mi fece uno scherzo o meglio mi volle "impressionare" e ci riuscì perfettamente.
Mi disse: ti porto a vedere i mie alberi di olive. Mi condusse fuori dal paese, mi portò in campagna e poi improvvisamente mi disse: ecco i miei alberi di olive!
Lo guardai e pensai che era matto. Davanti a me non c'era un solo albero. Glielo dissi, meravigliato, e lui: guarda meglio!
Davanti a me c'era una distesa di arbusti non più alti di un metro: non erano arbusti, erano olivi! Crescevano in ampiezza e bassi per proteggersi dal vento.
Quanto lavoro e quanta dedizione per potere ricavare dalla terra il minimo per vivere.
Grazie Erina di questo splendido reportage!
Ciao
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Re: L’arancio e “u jardinu”
Grazie, Beppe, dei complimenti alla mia isola ed a me.
Sì è vero i venti incessanti ed implacabili hanno indotto il contadino pantesco ad escogitare un rimedio. Ecco perché le colture sono tutte di bassa statura. Le piante che maggiormente stupiscono sono gli olivi. La loro vista desta non solo sorpresa, ma anche compassione, perché sembra che l’albero sia costretto a subire una condanna.
Ti invio un’immagine molto convincente.
Grazie ancora e ciao. Erina
Sì è vero i venti incessanti ed implacabili hanno indotto il contadino pantesco ad escogitare un rimedio. Ecco perché le colture sono tutte di bassa statura. Le piante che maggiormente stupiscono sono gli olivi. La loro vista desta non solo sorpresa, ma anche compassione, perché sembra che l’albero sia costretto a subire una condanna.
Ti invio un’immagine molto convincente.
Grazie ancora e ciao. Erina
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