L’isola assetata, le “bbuvire” e Cala Cottone
Inviato: 19 giu 2015, 20:15
Il notaio Angelo D’Aietti, in un suo interessantissimo libro, scrive: “L’isola di Pantelleria, generata dal vulcano, ha avuto per balia la siccità, …”.
Sembra quasi una beffa che in un territorio dove il “passito” ha il ruolo di protagonista manchi l’acqua!
Le cause che motivano questo grave problema sono: le rocce vulcaniche contrassegnate da elevata permeabilità, la scarsità di piogge, l’alta temperatura media annua ed i venti incessanti che disseccano il territorio.
L’isola, priva di sorgenti d’acqua potabile, per l’approvvigionamento idrico usa l’acqua piovana che viene raccolta nelle cisterne, o quella proveniente dalla Sicilia in navi-cisterna, o quella prodotta da due dissalatori.
Anticamente, per uso domestico e per abbeverare gli animali, venivano sfruttate le “buvire” (“bbuvire” in dialetto pantesco).
La “buvira” (dall’etimo arabo “buir” = fonte) è una piccola polla di acqua salmastra formatasi naturalmente, o scavata, in prossimità della costa, là dove l’acqua piovana, arrivando a livello del mare, si ferma e galleggia su quella marina.
Dalla mescolanza dei due liquidi, intrappolati nella cavità della roccia, si forma una vena di acqua salmastra, più dolce in superficie e più salata in profondità.
Tali sistemi di raccolta, muniti di imboccatura utile per attingere, rimasero attivi fino al secondo dopoguerra, successivamente sono andati quasi tutti distrutti a causa dell’espansione edilizia.
A Cala Cottone è situata una vecchia “buvira”. Probabilmente venne costruita dagli Arabi durante il loro lungo dominio nell’isola e sopravvive ancora in virtù dell’impegno di alcuni volonterosi che l’hanno ristrutturata, per la prima volta, il 25 aprile 1988, e che continuano a custodirla e curarla.
Malgrado questa antica riserva d’acqua si trovi in un breve tratto di costa alto ed accidentato, è possibile visitarla.
Partendo da Pantelleria centro e percorrendo la costa orientale dell’isola, dopo avere superato Bue Marino, Campobello, Khattibuale, Cala Cinque Denti, Khaggiar, ci si dirige fino al bivio Gadir/Khamma-Tracino. Qui, sul lato sinistro della strada, in corrispondenza di una piazzetta in terra e breccia, inizia un sentiero che scende verso il mare.
Sembra quasi una beffa che in un territorio dove il “passito” ha il ruolo di protagonista manchi l’acqua!
Le cause che motivano questo grave problema sono: le rocce vulcaniche contrassegnate da elevata permeabilità, la scarsità di piogge, l’alta temperatura media annua ed i venti incessanti che disseccano il territorio.
L’isola, priva di sorgenti d’acqua potabile, per l’approvvigionamento idrico usa l’acqua piovana che viene raccolta nelle cisterne, o quella proveniente dalla Sicilia in navi-cisterna, o quella prodotta da due dissalatori.
Anticamente, per uso domestico e per abbeverare gli animali, venivano sfruttate le “buvire” (“bbuvire” in dialetto pantesco).
La “buvira” (dall’etimo arabo “buir” = fonte) è una piccola polla di acqua salmastra formatasi naturalmente, o scavata, in prossimità della costa, là dove l’acqua piovana, arrivando a livello del mare, si ferma e galleggia su quella marina.
Dalla mescolanza dei due liquidi, intrappolati nella cavità della roccia, si forma una vena di acqua salmastra, più dolce in superficie e più salata in profondità.
Tali sistemi di raccolta, muniti di imboccatura utile per attingere, rimasero attivi fino al secondo dopoguerra, successivamente sono andati quasi tutti distrutti a causa dell’espansione edilizia.
A Cala Cottone è situata una vecchia “buvira”. Probabilmente venne costruita dagli Arabi durante il loro lungo dominio nell’isola e sopravvive ancora in virtù dell’impegno di alcuni volonterosi che l’hanno ristrutturata, per la prima volta, il 25 aprile 1988, e che continuano a custodirla e curarla.
Malgrado questa antica riserva d’acqua si trovi in un breve tratto di costa alto ed accidentato, è possibile visitarla.
Partendo da Pantelleria centro e percorrendo la costa orientale dell’isola, dopo avere superato Bue Marino, Campobello, Khattibuale, Cala Cinque Denti, Khaggiar, ci si dirige fino al bivio Gadir/Khamma-Tracino. Qui, sul lato sinistro della strada, in corrispondenza di una piazzetta in terra e breccia, inizia un sentiero che scende verso il mare.