Ex Hotel Paradiso del Cevedale.

Cronache da paesi lontani e vicini.
GBD
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Ex Hotel Paradiso del Cevedale.

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Alta Val Martello (BZ), 2160 m, lug 2014
Foto di Giovanni Bergamo Decarli - Costruito nel 1935 e abbandonato praticamente nel 1955, questo “monumento” alla stoltezza umana, denominato Hotel Paradiso (del Cevedale) situato a 2160 m in cima alla Val Martello (BZ), ha cancellato in pratica uno straordinario giacimento torboso di notevole importanza floristica caratterizzato da diverse specie vascolari e briofite, fra queste la rara Paludella squarrosa. Mi pare che nel 2013 sia stato attivato addirittura un comitato per la ricostruzione e la valorizzazione di questo “capolavoro” architettonico… probabilmente quel poco che resta ancora di integro della torbiera verrà trasformato, come alla torbiera del Passo degli Oclini (BZ), in uno straordinario e capiente parcheggio per bus e vetture (a pagamento naturalmente).
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GBD
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Re: Ex Hotel Paradiso del Cevedale.

Messaggio da GBD »

idem
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Re: Ex Hotel Paradiso del Cevedale.

Messaggio da GBD »

parte della torbiera verso nord
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Umberto Ferrando
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Re: Ex Hotel Paradiso del Cevedale.

Messaggio da Umberto Ferrando »

Non sarei così "drastico" nel formulare giudizi, per due ragioni:

1) che lo si voglia o meno è un edificio di rilevante pregio architettonico (poi per carità, l'architettura razionalista di Gio Ponti può piacere o meno, come possono piacere o meno le opere di Antoni Gaudì o di Renzo Piano...);
2) è lì ed oltre essere lì credo che sia pure pesantemente vincolato (e secondo me con qualche ragione).

Proprio perché l'albergo "è lì" (e lì resta) credo che avrebbe senso un recupero dell'edificio per fini utili alla collettività (documentali ad esempio visto che ha una storia interessante ed è citato su manuali di storia dell'architettura, oltre ad essere studiato come esempio di architettura moderna in montagna, con tutte le criticità, anche pesanti e negative legate all'intervento architettonico in ambiente alpino) di certo non andrebbe ristrutturato per farne un albergo con "ampio parcheggio" e neppure una struttura turistica "da proloco", ovviamente il tutto andrebbe fatto rispettando quanto del biotopo originario è sopravvissuto e ripristinando anche l'edificio nella sua concezione originaria del 1935/36 (pesantemente alterata negli anni '40 e '50, prima dell'abbandono).

In quest'ottica la demolizione mi sembrerebbe una sciocchezza, se non proprio come "ultima ratio" di fronte a un recupero impossibile, intanto perché demolirlo non rimedierebbe in nulla al danno ambientale arrecato 80 anni fa, inoltre gli interventi di "ripristino" degli ambienti naturali (e poi di ambienti particolarmente delicati e dinamici, come quelli del piano subalpino ed alpino) il più delle volte sono fatti con dei livelli di competenza tali da non ripristinare proprio niente...

Ciao
Umberto
Umberto Ferrando
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Re: Ex Hotel Paradiso del Cevedale.

Messaggio da Umberto Ferrando »

AleAle ha scritto:Forse ogni tanto un sano passo indietro sarebbe utile.
Se l'hanno chiuso qualche ragione ci sarà.
Forse è troppo grande, forse è ingestibile dal punto di vista energetico.
Di sicuro economicamente non sta su.
E fra un po' non starà su nemmeno fisicamente.
Faccio il tifo per la naturale degradazione dei materiali e per la forza di gravità.
Ale
Faceva parte di un "contesto" economico-turistico che non fu realizzato a causa della II Guerra Mondiale (e per molti aspetti è un bene) e che prevedeva di collegare la Val Martello e alla Val Venosta direttamente a Bolzano tramite un sistema di funivie che potremmo definire "autostradale". Anche l'idea piuttosto elitaria di turismo sottesa a una tale opera e ai suoi costi di gestione, un turismo riservato a clienti estremamente benestanti e relativamente benestanti (tra l'altro divisi tra loro anche nella fruizione della struttura, in base alla durata del soggiorno) era tipica degli anni '30. Sicuramente è un modello di turismo "borghese" che è morto con l'ultima guerra mondiale e poi con il boom economico degli anni '60 e con la "massificazione" del turismo che ne è derivata, un turismo fondato sulle seconde case, per chi aveva discreta disponibilità economica o su strutture alberghiere piccole e diffuse, per chi invece era di censo più modesto, un modello, quest'ultimo che è diventato la molla per una speculazione edilizia inarrestabile e che ha provocato, ad esempio, l'esplosione delle superfici costruite all'interno dei piccoli centri urbani, che hanno triplicato, quintuplicato, decuplicato la superficie costruita e i volumi di cemento, penso a realtà come Canazei od Ortisei, per non spostarsi poi moltissimo).

Ovviamente, nascosto dietro il progetto di un recupero, si può sempre ravvisare il rischio concreto di una speculazione, soprattutto quando strutture come questa sono in mano a privati. Preferisco anche io il decadimento strutturale dell'edificio alla demolizione, perché non costa nulla e perché "cancellare" la presenza umana dagli ambienti e dagli ecosistemi non è certo un modo per rimediare al danno ambientale, senza considerare che negli ultimi anni si stanno affermando tendenze ideologiche, nell'ambito dell'ambientalismo (mi riferisco soprattutto alla cosiddetta "Wilderness") che applicate al paesaggio italiano (e a buona parte di quello alpino) sono sciocche, velleitarie, pericolose e dovute soprattutto a scarsa consapevolezza dell'interazione uomo-natura, dei suoi aspetti negativi (molti) e positivi (pochi ma fondamentali).

Umberto
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Garabombo
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Re: Ex Hotel Paradiso del Cevedale.

Messaggio da Garabombo »

Che dire... sono d'accordo un po' con tutti, anche quando apparentemente le opinioni sembrano contrastanti.

E' che si ereditano vestigia del nostro passato più o meno recente che - volenti o no - sono parte della nostra storia e della nostra cultura sociale collettiva.

Una delle scelte che in italia quasi mai si intraprendono è quella della sanificazione delle strutture con il minimo costo (alcune, questa non so, degradandosi portano nell'ambiente circostante o in falda i veleni di cui sono pregni...) per poi lasciarle diroccare, ovvero lasciare agire il tempo.
Non per rinnovare la visione tardo-romantica della meditazione sulle rovine (che tanta arte ci ha lasciato) ma per collegarsi a quella ed estrarne la capacità narrante di "memento mori" collettivo; per consentire di riattivare una - magari appena accennata - riflessione sulla transitorietà dell'umana avventura...

Le scelte possono pure essere altre. Di tutte la più perniciosamente stupida e miope è quella di espandere ancora l'accessibilità a tappeto dei veicoli a motore privati. Sembra il solito mantra del lamento ma appena a NW, talvolta a NE qualche esperienza diversa ogni tanto capita.

Comunque tranquilli: siamo in Lombardia, terra dei geometri da combattimento, capitale del saturnismo ambientale, la cui fame del futuro dei propri figli non è mai sazia.

:bye:
C.
"Io sono un filo d'erba / un filo d'erba che trema /E la mia Patria è dove l'erba trema.
Un alito può trapiantare / il mio seme lontano
"
rocco scotellaro
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